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Barcellona
L’architetto spinge in alto la sua sperimentazione “suggerita”

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Negli anni trascorsi a Barcellona a dirigere i lavori degli interni della Sagrada Familia, spesso aspettavo la sera tarda, quando il vociare dei turisti era lontano e i rumori degli operai si erano attutiti, per ritrovare quei preziosi momenti di raccoglimento che mi permettevano di entrare in comunione con il Genio Catalano e forse con il suo vero Committente.

Il giorno lo trascorrevo a studiare la sua opera e ad affinarne il progetto: le mie deduzioni le condividevo con il resto dell’équipe, ma gioivo per l’osmosi con i maestri d’opera, i costruttori che con le loro mani e i loro utensili toccavano la sacra costruzione ispirata alla Gloria del Nostro Signore.

Solo nell’intima confidenza generata dalla sua creatura si compiva l’atteso scambio, le pietre che si sormontavano assottigliandosi, le ricercate geometrie e la soffusa presenza delle luci notturne si tramutavano in sensazioni e pensieri. In religioso silenzio aspettavo che Antoni venisse a spiegarmi le sue ricerche e le sue intenzioni.

 

La Sagrada s’inerpica verso l’alto grazie alle solide basi della cultura delle sue genti, la maestria dell’uomo supporta la volontà di stupire e di vincere la forza gravitazionale, l’architetto spinge in alto la sua sperimentazione “suggerita”. La splendida e rigogliosa natura attrae le essenze della sua epoca, della sua storia e dei tempi che attraverserà. Ringrazio Gaudì per il suo lascito e per la trasmissione del suo codice: finalmente sono partecipe e cosciente di quanto fatto in passato, per istinto o, semplicemente, per non deludere le richieste e gli avvertimenti di quella vocina interiore. Mi rendo conto sempre con maggiore consapevolezza del suo disegno, sconfiggendo le paure personali dell’ignoto. Incosciente per anni ho costruito e strutturato, “protetto” i vari tasselli, mettendoli da parte con fede, solo immaginandone e sperando in una composizione che li comprendesse tutti...

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