top of page
«Non t’ismentiches de Issa,...»

​

Alla vigilia della grande festa per la Madonna di Gonare, ai piedi dell’altura coronata dalla chiesa di San Francesco Saverio che veglia sulla vallata e sul mio paese, gustandomi i momenti notturni di calma meditativa e di riflessione serena, mi sono tornate in mente le parole spesso ripetute da mia madre:

«Non t’ismentiches de Issa, Sa Madonna t’azzudata...».

 

Pensando all’impegno che mi attendeva nelle successive settimane, a conclusione di un’altra avventura professionale come la ristrutturazione della casa parrocchiale di Budoni, per alcuni istanti, la mia memoria è andata a ricercare quante volte nei momenti di sofferenza e di sconforto, il Suo soave candore e la Sua delicata ma invulnerabile mano, mi sono venuti in soccorso.

 

Esiste un percorso virtuoso, percepibile solo a livello sensoriale, che ti accompagna infondendoti una generale e completa condizione di benessere quando con animo sereno ci adeguiamo e, qualche volta, ci rifugiamo in questo personale e magnetico spazio positivo interiore.

 

Antonio Gaudì.

Negli anni trascorsi a Barcellona a dirigere i lavori degli interni della Sagrada Familia, spesso aspettavo la sera tarda, quando il vociare dei turisti era lontano e i rumori degli operai si erano attutiti, per ritrovare quei preziosi momenti di raccoglimento che mi permettevano di entrare in comunione con il Genio Catalano e forse con il suo vero Committente. Il giorno lo trascorrevo a studiare la sua Opera e ad affinarne il progetto: le mie deduzioni le con-
dividevo con il resto dell’équipe, ma gioivo per l’osmosi con i maestri d’opera, i costruttori che con le loro mani e i loro utensili toccavano la sacra costruzione ispirata alla Gloria del Nostro Signore. Solo nell’intima confidenza generata dalla sua creatura si compiva l’atteso scambio, le pietre che si sormontavano assottigliandosi, le ricercate geometrie e la soffusa presenza delle luci notturne si tramutavano in sensazioni e pensieri.

In religioso silenzio aspettavo che Antonì venisse a spiegarmi le sue ricerche e le sue intenzioni.

La Sagrada s’inerpica verso l’alto grazie alle solide basi della cultura delle sue genti, la maestria dell’uomo supporta la volontà di stupire e di vincere la forza gravitazionale, l’architetto spinge in alto la sua sperimentazione “suggerita”. La splendida e rigogliosa natura attrae le essenze della sua epoca, della sua storia e dei tempi che attraverserà. Ringrazio Gaudì per il suo lascito e per la trasmissione del suo codice: finalmente sono partecipe e cosciente di quanto fatto in passato, per istinto o, semplicemente, per non deludere le richieste e gli avvertimenti di quella vocina interiore. Mi rendo conto sempre con maggiore consapevolezza del suo disegno, sconfiggendo le paure personali dell’ignoto. Incosciente per anni ho costruito e strutturato, “protetto” i vari tasselli, mettendoli da parte con fede, solo immaginandone e sperando in una composizione che li comprendesse tutti.

 

Budoni.

Il progetto della casa parrocchiale di Budoni è un altro stato di avanzamento di questo percorso.

Nelle forme sinuose dei pannelli laterali che la stanno completando, le forme calcolate di Gaudì, la tecnica scultorea di Costantino Nivola e il modernismo tradizionale di Eugenio Tavolara, si fondono per supportarsi nelle esigenze sacre del luogo. La tecnica del Sand Casting dell’artista di Orani, colata in negativo sulla sabbia, declinata in questa epoca ci aiuta nella sperimentale realizzazione di otto paraboloidi gaudiniani, nel contempo iconografando gli esterni dell’edificio. I Gosos di San Giovanni e i grafiti ispirati a Tavolara decorano le superfici incurvandosi verso l’esterno per proteggere e il-luminare l’habitat interno residenziale.

​

A Barcellona la perizia costruttiva medievale che ha eretto le splendide chiese in stile gotico, che tante influenza hanno avuto pure sulla nostra architettura, si è tramandata di generazione in generazione, completandosi attraverso i secoli, anche nell’ardita sperimentazione nelle alte crociere della Cattedral del Mar e issando le guglie della cattedrale di Sant’Eulalia. Nella sintesi formale degli otto paraboloidi, cerco di fare mia questa storica sperimentazione: l’edificio cosciente delle peculiarità climatiche del territorio si protegge con queste forme severe ma sinuose, in atto di raccolta verso l’alto e di apertura verso la parte più ampia al piano terra.

Queste strutture complicate da realizzare, vista la necessaria precisione e l’opera artistica dei grafiti e dei testi iconografici, richiedeva una maggiore analisi negli aspetti attuativi e logistici.

Durante le fasi di elaborazione unire le attitudini funzionali con aspetti artistici artigianali, nella sostanza ricreare il proficuo connubio insito nelle nostre realtà più genuine tra tradizione e perizia artigianale.

​

Costantino Nivola

Ho sempre considerato geniale e ancora molto attuale la tecnica artistica del Sand Casting di Costantino Nivola, lo scultore compaesano, che in giovane età ebbi modo di conoscere e di apprezzare. Ziu Tittinu, durante il suo percorso creativo ha avuto modo di confrontarsi e di analizzare l’evoluzione artistica del Novecento, studiandone i risultati artistici.

Particolarmente proficuo fu lo scambio culturale con Le Corbusier, padre dell’architettura moderna che esaltava la ricerca della pulizia formale unita al-la funzionalità degli edifici. Credo che Nivola, con il Sand Casting, in qualche modo rispondesse a questa sfida stilistica, creando delle vere e proprie facciate prefabbricate decorate con bassorilievi. L’artista, che viveva e lavorava a East Hampton, ideò la tecnica mentre giocava in spiaggia con i figli: creata la scultura in negativo sulla sabbia, componeva il positivo per successive stratificazioni, versandoci sopra prima uno strato di cemento bianco e infine una vera e propria colata di calce-struzzo. Lo scultore utilizzò questa tecnica per realizzare le facciate di diversi e importanti palazzi statunitensi. 

​

A Budoni, nel nostro caso, la curvatura dei pannelli e la loro decorazione artistica richiedeva una tecnica di realizzazione con caratteristiche simili, ma memori della storia dell’architettura, attualizzata e supportata della tecnologia contemporanea. Con l’aiuto di scanner e macchine a controllo numeriche, sono state rilevate le impronte dei bozzetti artisticamente com-posti e meditati, raffiguranti le opere da realizzare. Queste informazioni vengono trasformate e archiviate in contenuti digitali, modificabili ma anche facilmente trasportabili. In fase esecutiva con l’ausilio di frese o stampanti tridimensionali saranno successivamente impresse, specchiate in negativo, in pannelli morbidi e flessibili. Creato lo stampo dell’opera in negativo, viene predisposto una vera e propria teca espositiva che lo contiene e lo circonda, un cassero in acciaio a perdere perimetrale che consenta un corretto posizionamento e la giusta curvatura dell’impronta, per la definitiva colata esecutiva. La struttura in acciaio inoltre supporta con la necessaria resistenza gli elementi di dimensioni note-voli 3,00 m x 2,00 m, per tutta la durata del manufatto. Questa cornice in acciaio con-sente anche la posa di ganci e distanziatori per l’unione degli otto elementi e per la corretta posa in opera.

 

Eugenio Tavolara.

In modo ricorrente, l’energia esplorativa di studiosi ed artisti isolani, ma se vogliamo di gran parte della storia dell’architettura moderna, è stata spesso indirizzata al tentativo di modernizzare, quasi prefabbricare, i risultati seco-lari della perizia artigianale e dei contenuti storico-culturali. A livello internazionale basti pensare alla scuola del Bauhaus, architettura, arte e design della Germania. che operò a Weimar e a Berlino dal 1919 al 1933, considerata il punto di riferimento fondamentale per tutti i movimenti di innovazione nel campo del design e dell’architettura legati al razionalismo e al funzionalismo, fondanti del cosiddetto movimento moderno.

A livello locale ho sempre apprezzato la volontà di ricerca e d’innovazione di Eugenio Tavolara, i suoi ingegnosi e modernissimi pupazzi in legno e stoffa dalle forme cubiste raffiguranti pastori e contadini sardi.

Come tributo per questa volontà innovativa nella casa parrocchiale di Budoni i pannelli riportano alcune citazioni della sua arte: alcuni versi dei Gosos di San Giovanni sono intercalati dalla raffigurazione in rilievo dei disegni per giocattoli del cinghiale e del capretto dello studioso-artista sassarese scomparso nel 1963.

La volontà di innovazione nella tradizione, supportata dalla storica perizia manuale dei saggi operatori locali, è insita e volutamente attuata nei nuovi pannelli artistici, iconografati della “nuova” casa parrocchiale di Budoni.

 

Le radici.

Questa linea colta e di avanguardia è, quindi, il filo conduttore delle sfide gaudiniane, delle realizzazioni monumentali di Costantino Nivola e le nuove correnti e tecnologie dell’opera di Tavolara.

​

Altre sperimentazioni e ricerche sono in atto e in fase di maturazione. Con attenzione e ascolto si procede nella composizione, ascoltando sempre quella vocina interiore e il monito di mamma: «Non t’ismentiches de Issa…»

 

di Angelo ZIRANU

​

bottom of page